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danipen
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Postato - 25/02/2006 : 12:08:54
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qualcuno ne sa qualcosa?
ovviamente di quelle serie non dei giocattolini 10x15...
penso ad esempio alla kodak 1400 o alla olympus p440...
stampano fino in A4, costo copia costante (tipo 1.6 euro a foglio...), veloci (tio 90 sec ad A4) ma poi che qualità hanno? io le ho viste in azione al photoshow dell'anno scorso, ma senza riferimenti (tipo la stessa immagine in inkjet) non è che ciò capito molto...
mi sembra di avere letto in qualche post vecchi che qualcuno l'aveva... ma forse mi sbaglio...
come siamo messi a gamut? è una mia sensazione o di sfumature ne hanno molto poche? durata nel tempo? metamerismo? risoluzione? mi sa che come concetto e resa sono più vicene alla stampa chimica, ma forse è una sensazione sbagliata...
certo che sono un bel giocattolo per chi fa vendita diretta durante manifestazzioni varie...
aspetto nuove da chi ne sa qualcosa...
ciao daniele |
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AlbertoM
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4742 Posts |
Postato -  27/02/2006 : 16:53:51
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Direi che il punto di forza di queste stampanti sia proprio la resa delle sfumature: ogni pixel (a circa 300DPI) ha dimensioni quadrate, bordi leggermente sfumati e 16 milioni di sfumature reali.
Il processo di stampa consiste in almeno 3 passi: vengono messi a contatto (o quasi) il foglio di stampa con un film ricoperto da inchiostro solido ciano, la testina si scalda e fa sublimare (cioè fa passare dallo stato solido a quello gassoso, senza passare per lo stato liquido) l'inchiostro, che si "attacca" con precisione sul foglio. La temperatura della testina determina quanto ink viene depositato sul foglio, modulando la densità del colore in 256 livelli.
Poi si ripete il procedimento con i films magenta e giallo, ottenendo un totale di 256*256*256 = 2^24=16 milioni di sfumature
In genere c'è un quarto passo, in cui viene steso sulla stampa un foglio di laminazione protettiva lucido o semilucido, che la protegge nel tempo e la rende più bella.
Quando le inkjet erano agli esordi, queste stampanti erano sicuramente l'unica soluzione digitale di effetto veramente fotografico, con passaggi dei toni invisibili, ora ottenibili anche con le ink-jet.
I lati negativi sono essenzialmente i costi: come dici tu il costo per copia è fisso, perchè dopo aver utilizzato il set di 4 film (CMY+Laminazione) per una stampa, devi buttarlo anche se non hai utilizzato tutto l'ink presente, a differenza delle ink-jet in cui usi solo l'ink che ti serve. Inoltre i film di stampa devono avere le dimensioni della carta da stampa, e questo fa alzare enormemente i costi per formati superiori all'A4.
La resistenza allo sbiadimento non è eccezionale: dal Wilhelm-research si va dai quattro agli otto anni, con laminazione.
Il gamut è bassino, come puoi vedere dall'immagine seguente
Il profilo dell'Olympus l'ho scaricato, non l'ho fatto io come gli altri due, però dovrebbe essere indicativo
Ciao
AlbertoM |
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danipen
Advanced Member
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1318 Posts |
Postato -  27/02/2006 : 23:44:28
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innanzi tutto grazie mille!!! efficente come al solito... metti quasi paura
non mi è chiara una cosa... come puossono andare d'accordo due ceratteristiche come una ampia riproduzione delle sfumature e un gamut ristretto? c'è qualcosa che mi sfugge... il gamut non racchiude tutti i colori e sfumature che un aperiferica può riprodurre? se si allora perchè dici che è ottima sotto il profilo sfumature e poi però ha un gamut che è inferiore di ampiezza alla stampa chimica?
comenque poi mi chiedo... ma se il costo è maggiore e il gamut inferiore perchè sono considerate stampanti professionali? è forse legato all'effetto "fotografico" delle stampe, simile a quello delle stampe chimiche?
ciao e grazie ancora daniele |
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AlbertoM
Moderatore
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4742 Posts |
Postato -  28/02/2006 : 03:01:33
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Hai ragione, bisogna fare una precisazione.
Quando si dice che il gamut di una periferica è l'insieme di colori che può rappresentare, si assume che la periferica possa riprodurre infinite sfumature di colore, in modo continuo.
Cioè in realtà il gamut è un volume (racchiuso da una determinata superficie) nello spazio del colore considerato, cioè è l'insieme di tutti i punti racchiusi dalla superficie.
Per esempio, considerato lo spazio Lab, il gamut di sRGB è l'insieme di tutti i punti racchiusi dalla superficie schematizzata di seguito:
Il Lab è uno spazio denso, cioè detto volgarmente "non ha buchi", per cui i punti racchiusi dalla superficie (i colori) sono infiniti, e "non ne manca neanche uno" (cioè non esistono colori che non rimangano o dentro o fuori dal volume considerato).
Quando si crea un profilo, per esempio di una stampante, si misurano solo alcuni dei tanti (non infiniti) colori che può riprodurre, e con il profilo risultante si possono ricavare per interpolazione anche gli altri colori che può riprodurre e che non sono stati misurati .
E sempre per interpolazione si può calcolare il gamut, ovvero il volume visto prima.
Nell'animazione si possono notare anche alcuni punti, relativi ad una particolare immagine in sRGB. Quei punti sono tutti i colori dell'immagine, che, essendo in numero finito, si possono rappresentare come punti.
Se si potessero misurare tutte le sfumature che una periferica può riprodurre, si potrebbe visualizzare l'insieme di tutti i punti (colori) da essa riproducibili, i quali sarebbero distribuiti all'interno di quel volume, proprio come i punti dell'immagine.
Ora, nel caso estremo, puoi capire che una periferica in B/N ha un gamut nullo (in quanto il gamut è un segmento di retta, che ha volume nullo), però può avere infinite sfumature, dal bianco al nero.
Così, tornando alla tua domanda, una stampante con un gamut piccolo, può contenere più sfumature (o colori, o punti) di un'altra stampante con un gamut più ampio.
Le stampanti a sublimazione erano considerate professionali perchè erano le uniche a restituire, da immagini digitali, un risultato simile alla fotografia chimica, ma non c'era ancora la Lambda (la stampa al laser su carta chimica), e le ink-jet erano ancora lontane dalla qualità di oggi.
E' una tecnologia che è stata abbandonata perchè troppo costosa. Magari se non avessero tirato fuori prodotti migliori sia in campo professionale che in quello amatoriale, si sarebbe evoluta.
Invece, a quanto mi risulta si è fermata.
AlbertoM |
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danipen
Advanced Member
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Postato -  28/02/2006 : 12:22:52
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ma quindi se non ho capito male...
l'ampiezza del gamut informa sulla sturazione... nel senso che più è ampio più potrà riprodurre anche colori più saturi... il numero di sfumature dice quanti colori sono effettivamente riproducibili all'interno del gamut...
la stampa a sublimazione riproduce molte sfumature (più della stampa inkjet e di quella chimica???) ma avendo gamut stretto perde in saturazione rispeto agli altri due sistemi... giusto??? comunque sembra non valerne la pena... anche se la kodak ha a catalogo 5 diverse stampanti a sublimazione di cui l'ultima uscita l'anno scorso... e la olympus ha lanciato il modello nuovo da meno di due anni (mi sembra)... ma allora a chi sono destinate??? mi sa che questa domanda resta irrisolta...
comunqe grazie mille per le info ciao daniele
p.s. ma se gamut e numero di sfumature non corrispondono immediatamente... tra la stampa chimica e quella inkjet qual'è quella che riproduce un maggior numero di colori??? credo che a livello fotografico sia più importante il numero di sfumature riproducibili piuttosto che l'elevata saturazione... poi a parità di sfumature meglio chi ha anche elevata saturazione... beh comunque grazie e ciao ancora |
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AlbertoM
Moderatore
Italy
4742 Posts |
Postato -  28/02/2006 : 14:56:22
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Il supporto chimico in sè, ha sicuramente più livelli di sfumature a disposizione, che però diventano 16 Milioni (nominali) quando utilizzi la tecnologia laser per impressionare la carta.
Anche la stampa a sublimazione ha 16 milioni di sfumature nominali e anche la stampa ink-jet, quando la piloti in RGB a 8 bit per canale.
Il più è vedere se quel numero di sfumature viene effettivamente riprodotto in stampa.
Io misure di questo tipo non ne ho mai viste. Ho sentito riportare più volte valori attribuiti alle varie tecnologie di stampa (supposti o calcolati), ma mai nessuna misura che li possa confermare .
Comunque c'è un'altro fattore fondamentale da tenere conto, ed è la gestione del colore.
Quando usi profili o altre tecniche per avere corrispondenza di colore, di fatto limiti il numero massimo di sfumature ottenibile, e non di poco.
Quindi misure o calcoli volti a stimare il numero max di colori riproducibili che non tengano conto della gestione del colore non hanno nessun valore, in quanto non analizzano una situazione reale di lavoro.
Il driver + profilo RGB, o il RIP + profilo CMYK, o la gestione del colore dei minilab (basata su profili ICC oppure no) riducono, in modo diverso, le sfumature possibili.
In genere io per valutare la bontà di "pilotaggio" di una stampante stampo molti gradienti (dal bianco al nero, dal rosso al bianco, dal rosso al nero, ecc) e verifico che non ci siano strappi, cioè che i gradienti risultino visivamente omogenei.
Ho visto stampe chimiche digitali con gradienti molto "strappati", cioè con bande perpendicolari alla direzione del gradiente, che lo rendono visivamente disomogeneo, per cui me ne faccio poco, in questo caso, dell'enorme capacità intrinseca del supporto di rendere un alto numero di sfumature.
Quando ottieni un gradiente omogeneo senza strappi e non vedi il punto di stampa, allora le sfumature riprodotte sono più che sufficienti.
Una stampante a sublimazione non l'ho mai provata direttamente. Ha il vantaggio di restituire i pixel in modo identico ai pixel dell'immagine digitale, senza cioè l'utilizzo di retinature (ovvero le tecniche che creano i pixel mediante tante goccioline più piccole dei pixel stessi, nella stampa ink-jet), e quindi non c'è il rischio che si veda il punto di stampa. E ha anche il vantaggio di laminare direttamente la foto, rendendola meno sensibile ai graffi (almeno le Kodak, non so l'Olympus)
Quindi è destinata a chi ha come priorità questi due vantaggi, e non è interessato agli altri svantaggi: formato piccolo, costo abbastanza sostenuto, gamut più ristretto, stabilità nel tempo minore.
Tra i vantaggi non metterei la velocità, in quanto una Canon può essere altrettanto veloce, anche con formati più grandi.
Tra l'altro l'ultima Canon professionale presentata al PMA, che utilizza ben 11 inks contemporaneamente, verrà corredata di un plug-in per stampare bypassando il sistema operativo, superando la limitazione degli 8 bit per canale che Windows utilizza per la stampa. Questo probabilmente è un vantaggio non tanto per la possibilità di avere più di 16 milioni di sfumature (che non mi sembra nemmeno realistico), quanto per la possibilità di applicare una corretta gestione del colore senza "strappi" nell'uscita.
E questo farebbe aumentare il numero di sfumature nella situazione reale di stampa.
Per cui mi trovo perfettamente d'accordo con te nel dire che è meglio una stampante con gamut ampio e con tante sfumature, ma la via migliore, attualmente, è quella dell'ink-jet.
La vedo molto dura aumentare il gamut di una stampa a sublimazione con tre soli inchiostri, mentre è più "semplice" aumentare le sfumature nelle stampe ink-jet: l'utilizzo dei tre inks grigi anche per il colore porta enormi vantaggi anche a questo scopo, e ormai l'hanno capito tutte le case produttrici.
Secondo me, a occhio, le ink-jet hanno già pareggiato (se non superato) quelle a sublimazione anche nella resa delle sfumature, ma è certo che i miglioramenti non si fermeranno qui.....
Comunque, ripeto, per dare un giudizio imparziale, bisognerebbe pilotare tutte le stampanti nel modo ottimale, non si può pretendere di lanciare una stampa in automatico e di giudicare...
AlbertoM |
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