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 Deriva termica e tempi di integrazione
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VitOne
Advanced Member

405 Posts

Postato - 01/12/2010 :  01:57:25  Mostra il Profilo  Rispondi comprendendo il testo originale fra righe
Vorrei un chiarimento sulla deriva termica degli spettrofotometri e i tempi di integrazione quando si deve creare un profilo monitor

Personalmente leggendo quanto riportato qui: http://www.photoactivity.com/forum/topic.asp?TOPIC_ID=2043 mi ero fondamentalmente convinto (forse sbagliando) che fosse opportuno misurare un numero di patch il più basso possibile per avere un buon profilo. Ovvero: evitare di far surriscaldare lo strumento per evitare rumore e quindi errori, soprattutto per i valori di chiarezza più bassi.

Ora varie fonti parlano di lasciare il dispositivo sopra il monitor per farlo adeguare alla sua temperatura prima di iniziare le misure, ovvero dei "tempi di integrazione". C'è chi parla di tempi intorno ai 60 minuti come non eccessivi.

Vorrei sapere: queste due procedure sono entrambe valide? Lascio lo spettrofotometro sul monitor per una mezz'ora prima di iniziare le misure e poi limito le misure ad un numero alto ma non troppo in modo da evitare che si surriscaldi? Con Argyll come ho segnalato tempo fa e come molti sapranno è possibile compensare la deriva termica del punto del nero e del punto del bianco con un apposito parametro (-I in dispcal).

darkbasic
Average Member

70 Posts

Postato -  01/12/2010 :  10:34:27  Mostra il Profilo  Rispondi comprendendo il testo originale fra righe
L'argomento è molto più complesso di quanto in molti lo vogliano far sembrare. Bisogna innanzitutto vedere se la deriva è dovuta al calore del monitor o al surriscaldamento interno dello strumento, e sopratutto bisognerebbe vedere a quale temperatura è stato calibrato lo strumento in fabbrica poiché se i valori affidabili li ottengo quando è freddo è inutile farlo scaldare.

I "tempi di integrazione" invece sono un'altra cosa che non c'entra niente. Sempre con la versione 0.3.2 di Argyll (ma non ne sono sicuro) è possibile per l'appunto aumentare i tempi di integrazione per le patch più scure (che impiegano più tempo a saturare il sensore) per ottenere letture molto più precise dei neri. L'opzione è -V.

Non ho fatto test rigorosi al riguardo poiché la mancanza di uno strumento di riferimento rende tutto molto aleatorio, ma devo ammettere che lasciando ambientare lo strumento per un ora e utilizzando queste due opzioni di argyll ho ottenuto un errore medio di 0.02 e un errore massimo di 0.2 senza neanche scomodare la qualità ultra, errori che mi fanno pensare a misurazioni estremamente congruenti fra di loro.

Darkbasic
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VitOne
Advanced Member

405 Posts

Postato -  10/12/2010 :  13:13:39  Mostra il Profilo  Rispondi comprendendo il testo originale fra righe
Ti ringrazio per la risposta.

Perdonate la mia ignoranza: per tempo di integrazione si intende quindi il tempo durante il quale la patch è letta? Come funziona questo processo? Vengono effettuate più misure per unità di tempo?
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darkbasic
Average Member

70 Posts

Postato -  11/12/2010 :  20:06:38  Mostra il Profilo  Rispondi comprendendo il testo originale fra righe
Si tratta di un tempo di integrazione a tutti gli effetti, nel senso che il sensore dello strumento viene eccitato per un certo lasso di tempo e viene fatta poi un'integrazione in quel lasso ti tempo per trovare il valore di intensità della luce emessa dal monitor.
Un lasso di tempo troppo lungo saturerebbe il sensore quando si misurano patch bianche, specie se il monitor è molto luminoso.
Argyll è in grado di aumentare il tempo di integrazione proporzionalmente alla luminosità delle patch, aumentandolo di moltissimo per le patch molto scure. In questo modo il rapporto segnale rumore migliora incredibilmente e si ottengono valori molto più precisi per le patch scure.

Darkbasic
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