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 Illuminazione ambiente di lavoro (in economia)
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pinocic
Junior Member

Italy
41 Posts

Postato - 25/03/2010 :  16:02:38  Mostra il Profilo  Rispondi comprendendo il testo originale fra righe
Adesso sono andato in fissa per questa cosa...mannaggia a voi! :-)

Ma.....una soluzione del genere (in economia) per la sola illuminazione della postazione di lavoro?

http://www.foto-walser.biz/shop/Artikel/110/25/Replacement_Lamp_walimex_Daylight_Spiral_Lamp_25W_equates_150W.htm

Oppure, questa, anche per visionare le stampe:

http://www.foto-walser.biz/shop/Artikel/2338/29/Continuous_Lighting_walimex_4_fold_Lamp_Holder_with_4_Daylights.htm

Ho detto una c#####a?!

Ciao
Pino

andre_
Advanced Member

Denmark
2054 Posts

Postato -  25/03/2010 :  22:51:53  Mostra il Profilo  Visita l'Homepage di andre_  Rispondi comprendendo il testo originale fra righe
Io per visionare le stampe uso le stesse lampade TriStar che uso per lo still life (se posso, non uso flash).
Dovrebbero essere analoghe alle Walmex, ma se non ricodo male hano uno spettro un pochino piú costante (ed un prezzo poco piú alto, intorno ai 25€).

Mi rendo perfettamente conto che non sono lampade da visione, ma francamente sono soddisfatto cosí, per due motivi:
Prima di tutto non vedo dominanti, per cui le ritengo comunque valide
Ma soprattutto...
Io uso le lampade a 5000K per valutare le stampe "in casa", cioé per cercare di ottenere il risultato mgliore possibile in condizioni controllate.

Ma per la stampa finale, cerco sempre di riprodurre le condizioni reali di visione (spesso e volentieri molto lontane da quelle ideali).
Ho una serie di faretti, lampade ad incandescenza ed a risparmio, alcuni tubi neon ed atro ancora.
Se so (o posso immaginare) le condizioni in cui la stampa verá effettivamente vista, quelle condizioni di luce sono il mio fine ultimo.

Sempre precedute da qualcosa di piú controllato, ma non faccio dello "standard" la mia religione.
Lo trovo controproducente, se poi le stampe vanno esposte in condizioni differenti.

In ultima analisi, molto spesso vale piú quello che vedo sotto una Philips a risparmio "warm light" (misurata a distanza di tempo, i 2800K piú costanti che conosca) rispetto ad un illuminatore D50 con lo spettro perfetto, che mi potrei godere in perfetta solitudine per una stampa destinata.... a nessuno.
a_

www.andre-photo.org
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AlbertoM
Moderatore

Italy
4742 Posts

Postato -  26/03/2010 :  01:41:56  Mostra il Profilo  Visita l'Homepage di AlbertoM  Rispondi comprendendo il testo originale fra righe
Attenzione alle lampade fluorescenti

Non è solo la temperatura di colore o la comparsa di dominanti da tenere in considerazione

Lo spettro a righe tipico della luce fluorescente può mostrare i colori in modo molto diverso rispetto alla luce del sole, anche se i grigi si vedono neutri con entrambi le sorgenti

Le lampade fluorescenti con più strati di fosfori riescono a "riempire" in parte i "buchi" dello spettro, migliorando le cose

Il CRI (indice di resa del colore) è un parametro da prendere in considerazione più della temperatura di colore

Con un CRI alto, allora la resa dei colori (perlomeno per un campione di colori) sarà molto simile nelle due situazioni, sorgente in esame e illuminante di riferimento

Il modo migliore e più economico di guardare delle stampe è quello di usare direttamente la luce del sole, uscendo nel balcone o avvicinandosi alla finestra

Altrimenti meglio delle lampade alogene con spettro continuo, anche se a 3200K, piuttosto che lampade fluorescenti con CRI basso

Ciao

AlbertoM
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AlbertoM
Moderatore

Italy
4742 Posts

Postato -  26/03/2010 :  02:08:25  Mostra il Profilo  Visita l'Homepage di AlbertoM  Rispondi comprendendo il testo originale fra righe
Vi faccio un esempio

Sotto viene simulata la differenza di colore della testchart a 24 tacche vista sotto al D50 e sotto alla luce fluorescente CWF, che ha temperatura di colore di 4221K e CRI = 64



I grigi rimangono neutri in entrambi i casi, grazie ai pigmenti usati nel colorchecker con riflettanza spettrale piatta, ma i colori cambiano e non poco

Ciao

AlbertoM
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pinocic
Junior Member

Italy
41 Posts

Postato -  26/03/2010 :  09:24:46  Mostra il Profilo  Rispondi comprendendo il testo originale fra righe
Citazione:
Postato da andre_

Io per visionare le stampe uso le stesse lampade TriStar che uso per lo still life (se posso, non uso flash).
Dovrebbero essere analoghe alle Walmex, ma se non ricodo male hano uno spettro un pochino piú costante (ed un prezzo poco piú alto, intorno ai 25€).


Mi pare di aver già visto un tuo post in merito...le "tue" lampade hanno l'attacco classico E27? Oppure devono essere montate su un portalampade apposito?
Hai qualche link dove vederle?

Ciao e grazie
Pino
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pinocic
Junior Member

Italy
41 Posts

Postato -  26/03/2010 :  09:36:18  Mostra il Profilo  Rispondi comprendendo il testo originale fra righe
Citazione:
Postato da AlbertoM

Attenzione alle lampade fluorescenti


Ok, chiaro quello che dici Alberto.

Ma, eventualmente, utilizzarle solo per illuminare l'ambiente (solo per l'editing) cosa ne pensi? (per ora è la soluzione che mi interessa di più).
Infatti, in un tuo precedente post mi consigliavi di lasciare la luminosità del monitor sui 120 cd/m2 ed aumentare quella ambiente (attualmente sto su 11 lux che mi sembrano pochi).

Ciao e grazie
Pino
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glacort
Advanced Member

Italy
1298 Posts

Postato -  26/03/2010 :  11:53:31  Mostra il Profilo  Rispondi comprendendo il testo originale fra righe
Io uso la finestra ...

Scherzi a parte (ma la finesta ce l'ho davvero e quando si può la uso) credo si tebba tener conto che le stampe, per la maggior parte delle volte, vengono esposte o guardate alla luce artificiale e quest'ultima è quasi sempre a incandescenza, che si tratti di lampadine o faretti. Comunque poche assai le stampe esposte o visionate alla luce del sole.

Importante poi non è tanto l'intero spazio di lavoro ma l'area dove si visionano le foto. Ho due Grafilite che dovrebbero essere OK, ma le trovo un po' freddine e con una resa "strana" sulle stampe, sia dalla 3800 che dalla R285. Così ho aggiunto in mezzo alle due una survoltata da 75 W rubata al mio vecchio Durst (beh, l'ho presa nuova, ma il tipo è quello).

Probabilmente (Alberto docet) la survoltata "riempie" i buchi lasciati dalle altre due, comunque mi trovo benone e non ho sorprese con altra illuminazione.

Per l'illuminazione diffusa, quando non basta la finestra di cui sopra, uso un misto di normali lampade fluorescenti a luce cosiddetta calda e faretti.

GLC
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andre_
Advanced Member

Denmark
2054 Posts

Postato -  26/03/2010 :  14:01:16  Mostra il Profilo  Visita l'Homepage di andre_  Rispondi comprendendo il testo originale fra righe
Citazione:
Postato da pinocic
Mi pare di aver già visto un tuo post in merito...le "tue" lampade hanno l'attacco classico E27? Oppure devono essere montate su un portalampade apposito?
Hai qualche link dove vederle?


Si, l'avevo sicuramente giá scritto ma non mi ricordo dove.
Le TriStar che uso si presentano esattamente come le Walimex del link che hai postato tu in apertura, con attacco standard.
Io le avevo prese a Milano, da FCF, ma guardando il sito della TriStar (http://www.tristar-photo.com/) pare non le faccia piú...

Alberto ha perfettamente ragione a ricordare gli errori di lettura che alcune lampade inducono, ma sinceramente non so rispondere se il problema persiste anche usando queste lampade come illuminazione ambiente (e quindi non per l'osservazione di stampe).

Citazione:
Postato da glacort

Io uso la finestra ...

Scherzi a parte (ma la finesta ce l'ho davvero e quando si può la uso) credo si tebba tener conto che le stampe, per la maggior parte delle volte, vengono esposte o guardate alla luce artificiale e quest'ultima è quasi sempre a incandescenza, che si tratti di lampadine o faretti.



Era esattamente quello che intendo dire quando scrivo che di solito cerco di riprodurre le condizioni finali di visione.
Una lampada controllata é utile quando si fa una prova di stampa per "tirare fuori" il possibile dall'immagine, mantenendo nella stampa la resa che si aveva in mente al momento dello scatto, eccetera.
Ma io trovo poco piú che un esercizio di stile passare ore a guardare una foto sotto la "luce pefetta", quando poi la foto verrá esposta sotto una luce ad incandescenza, piuttosto che illuminata da una lampada a fluorescenza dell'IKEA o sotto un lampione in strada.
Preferisco fare una prova di stampa e guardarla sotto il lampione in strada, allora.
con buona pace delle norme ISO e quant'altro.
Ma almeno, se c'e qualcosa di migliorabile per la visione sotto il lampione, lo miglioro.

Ad esempio, se faccio un catalogo le luci a fluorescenza "normali" da casa, oltre ai classici faretti alogeni, le prendo in considerazione.
Per avere una resa decente, che almeno ripaghi il lavoro che ho fatto per sviluppo ed impaginazione delle immagini, devo tenerne conto.
a_

www.andre-photo.org
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pinocic
Junior Member

Italy
41 Posts

Postato -  26/03/2010 :  14:33:04  Mostra il Profilo  Rispondi comprendendo il testo originale fra righe
Citazione:
Postato da andre_
Era esattamente quello che intendo dire quando scrivo che di solito cerco di riprodurre le condizioni finali di visione.
Una lampada controllata é utile quando si fa una prova di stampa per "tirare fuori" il possibile dall'immagine, mantenendo nella stampa la resa che si aveva in mente al momento dello scatto, eccetera.
Ma io trovo poco piú che un esercizio di stile passare ore a guardare una foto sotto la "luce pefetta", quando poi la foto verrá esposta sotto una luce ad incandescenza, piuttosto che illuminata da una lampada a fluorescenza dell'IKEA o sotto un lampione in strada.
Preferisco fare una prova di stampa e guardarla sotto il lampione in strada, allora.
con buona pace delle norme ISO e quant'altro.
Ma almeno, se c'e qualcosa di migliorabile per la visione sotto il lampione, lo miglioro.

Ad esempio, se faccio un catalogo le luci a fluorescenza "normali" da casa, oltre ai classici faretti alogeni, le prendo in considerazione.
Per avere una resa decente, che almeno ripaghi il lavoro che ho fatto per sviluppo ed impaginazione delle immagini, devo tenerne conto.



Beh, effettivamente, secondo me, il tuo ragionamento non fa una grinza.

Ciao
Pino
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AlbertoM
Moderatore

Italy
4742 Posts

Postato -  26/03/2010 :  15:16:16  Mostra il Profilo  Visita l'Homepage di AlbertoM  Rispondi comprendendo il testo originale fra righe
Allora,

se uno è sicuro che le stampe verranno esposte con una certa luce, la cosa migliore è misurarla e creare il profilo ICC di stampa usando quella luce e non il D50

Citazione:
Postato da andre_
Ad esempio, se faccio un catalogo le luci a fluorescenza "normali" da casa, oltre ai classici faretti alogeni, le prendo in considerazione.
Per avere una resa decente, che almeno ripaghi il lavoro che ho fatto per sviluppo ed impaginazione delle immagini, devo tenerne conto.



Cosa significa "le prendo in considerazione"?
Hanno una resa molto diversa.... o ne consideri una o l'altra....

Altrimenti, se non sai effettivamente quale luce verrà usata, per fare il profilo ne sceglierai una che sia un compromesso

E non a caso si sceglie il D50....

A mio parere non ha molto senso fare un profilo ICC dedicato per esempio alla luce fluorescente, se poi le stampe verranno anche viste con luce al tungsteno.... meglio una via di mezzo

Il D50 è considerato appunto un buon compromesso, quando non è disponibile

Infine, se si fanno profili ICC "generici" per il D50, fa anche piacere ogni tanto guardarsi le stampe sotto a quella luce

Anche perchè se non si chiude il cerchio, non si sa mai dove andare a cercare l'errore qunado qualcosa non funziona nel flusso di lavoro basato sulla gestione del colore (quando cioè non si trova una buona corrispondenza fra le varie periferiche)

Poi è ovvio che ognuno fa quello che vuole, anche io per anni non ho considerato il fattore illuminazione

Si è sempre detto che la prima cosa da calibrare è il monitor, in realtà bisogna fare un passo indietro, perchè la sorgente in visione è la prima cosa da considerare

Ciao

AlbertoM
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andre_
Advanced Member

Denmark
2054 Posts

Postato -  26/03/2010 :  15:49:32  Mostra il Profilo  Visita l'Homepage di andre_  Rispondi comprendendo il testo originale fra righe
Citazione:
Postato da AlbertoM

Allora,

se uno è sicuro che le stampe verranno esposte con una certa luce, la cosa migliore è misurarla e creare il profilo ICC di stampa usando quella luce e non il D50
...
Cosa significa "le prendo in considerazione"?
Hanno una resa molto diversa.... o ne consideri una o l'altra....



Mi sono spiegato male.
Non sto parlando di profili ICC, ma di osservazione (ed eventuale correzione) della stampa sotto una certa luce.
Se la conosco, ovviamente.

Citazione:
Postato da AlbertoM
Altrimenti, se non sai effettivamente quale luce verrà usata, per fare il profilo ne sceglierai una che sia un compromesso
E non a caso si sceglie il D50....



Esattamente.
É questo il senso di guardare sempre e comunque la prima prova di stampa sotto una luce D50, e solo poi (e solo se si conosce come verrá vista la stampa) "vedere come funziona" sotto la luce finale.

Il primo passaggio é il piú "serio", ovviamente, dove si vanno a valutare le ombre, i toni, la definizione.....

Il secondo é "occhiometrico" (rinoscopico, o a pene di segugio, a seconda dello slang preferito), ma ci sono casi in cui dá molte indicazioni, specialmente se si va a stampare pubblicazioni che verranno maneggiate (tipicamente cataloghi o simili), e guardate sotto le luci piú strane in casa, o all'interno di negozi o cosí via.

Credo che proprio per la varietá di illuminazioni con cui si puó avere a che fare, il procedimento piú correto e rigoroso non possa essere seguito (profilo ICC con illuminante corretta...).
Si deve andare a naso, e metterci soprattutto l'esperienza che si é accumulata.
Ma credo che i risultati siano comunque migliori della semplice applicazione rigorosa del profilo "medio" creato con D50.

Ad esempio, trovo fondamentale la prova sotto la "famigerata lampada dell'Ichéa ©" (la peggiore illuminazione partorita da mente umana dopo la lampada ad olio di sego), che con il suo spettro orrido e la dominante verdognola riesce a distruggere ore e giorni di lavoro per fare un bel catalogo.
E se la carta é pure patinata sono dolori....
Ma in quel caso l'esperienza serve, e ad esempio con alcune carte fa bene aggiungere una lieve dominante arancioncina nelle ombre per non farle troppo smorte.
Sono cose che non fanno dormire la notte, lo so, ma poi sono piccoli trucchetti che fanno comodo.


Sono dell'idea che se si riesce a mantenere un certo rigore durante quasi tutto il processo, anche le fasi in cui é necessario allontanarsi dal giusto procedimento (vuoi perché non si conoscano le condizioni finali, vuoi per altri motivi) saranno migliori.
Se gli "aggiustamenti" avvengono troppo presto (prima di una stampa di prova, in genere, anche con una carta differente dalla finale), il risultato sará tremendamente incontrollabile.
a_

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