I N I Z I O T O P I C |
soncia |
Posted - 04/02/2015 : 11:36:48 mi sono addentrato da poco nel "magico" mondo della stampa digitale e devo dire che grazie a questo forum in un mesetto mi sento già abbastanza consapevole delle problematiche inerenti l'argomento. Seguendo alcuni tutorial trovati in rete, si consigliava di convertire le foto da raw in uno spazio colore Prophoto che è quello dal gamut più grande. La mia domanda però è la seguente: che senso ha convertire in prophoto se poi nessun display (tranne forse gli eizo da 10000 euro) è in grado di visualizzare tale spazio? non è forse più logico convertire nello spazio colore della propriia periferica di visualizzazione? (al massimo un adobe rgb)
in seguito a queste considerazioni pongo una terza domanda: qualora lo spazio colore dell'immagine non corrisponda a quello del display, che tipicamente sarà più ristretto, che tipo di algoritmo opera il monitor per comprimere lo spazio sorgente dell'immagine? credo debba essere qualcosa di simile ai vari "relativo", "assoluto", "percettivo" ecc ecc |
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soncia |
Posted - 05/02/2015 : 10:05:35 Grazie |
rosario_ge |
Posted - 05/02/2015 : 08:15:18 Magari leggiti questo articolo di Alberto.
http://www.photoactivity.com/Pagine/Articoli/002Spazi%20di%20lavoro/Spazi%20di%20Lavoro.asp
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soncia |
Posted - 05/02/2015 : 06:23:00 Mi rispondo da solo: meglio effettuare il workflow in prophoto e solo alla fine convertire in uno spazio colore più piccolo. Con il softproof infine si potranno visualizzare i risultati di stampa |