Fabio Maione
FABIO MAIONE è nato a Roma nel novembre del 1951 e si è avvicinato alla fotografia dal 1969, sviscerandone sin dall’inizio le tecniche più segrete, con particolare attenzione alla chimica fotografica e, nell’ultimo decennio e più, al trattamento digitale dell’immagine.

I temi preferiti da Fabio Maione sono stati sempre legati da un denominatore comune, la ricerca del segno, della forma, dell’accostamento di toni e colori diversi, di luci e di ombre, spesso sconfinando nell’informale.

Egli, nel corso di oltre un trentennio di attività, ha partecipato in Italia e all’estero a numerosissime mostre, personali o collettive, ottenendo anche prestigiosi successi in concorsi prestigiosi.

In queste gallerie Fabio Maione espone una serie di paesaggi.

Il paesaggio è uno dei filoni della fotografia di tutti i tempi. Ma è anche uno dei più difficili. Il rischio della banalità, del déja vu o della caduta negli schemi dettati nei secoli dalla pittura è sempre in agguato quando si fotografa il paesaggio. E tra i dotti è perfino controversa la sua stessa definizione. E’ tale, per esempio, il “paesaggio urbano”? E’ tale la foto di natura che contempli anche l’uomo?

Per Maione, la foto di paesaggio è un’immagine informale: cioè un insieme di linee, masse, sfumature di bianchi grigi e neri che raggiunge il suo traguardo quando un magico equilibrio fa sì che il tutto si componga in una perfezione stilistica impeccabile. Paesaggio dunque come metafora della bellezza, come trasfigurazione delle forme, come astrazione poetica.

Giulio Obici


Introduzione di Fabio alle sue gallerie:

Garda

Dalla prefazione alla mostra presso la fondazione Cominelli di Cisano (1/7/2000):
Vivendo a Salò, è stato inevitabile quanto straordinario il contatto con il lago di Garda.
Due sono gli aspetti che più mi hanno colpito; il primo è costituito dal rapporto tra la gente, soprattutto i turisti, ed il Garda e ne è nato un reportage in bianco e nero, attualmente in fase di ultimazione.
L'altro, invece, riguarda le luci ed i colori del lago di Garda e costituisce il tema di queste immagini.
Sulle fotografie che ho esposto non voglio dire nulla, lasciando che siano esse a raccontare per me le emozioni che ho provato (e continuo a provare) in tante escursioni e passeggiate nei dintorni del Benaco.
Può darsi, rispetto alla mia produzione consueta, che queste immagini siano un po' troppo semplici e facili;
e non vi è dubbio che, se qualcuno vorrà giudicarle piacevoli a guardarsi, il merito maggiore sarà certamente del Luogo e di Chi lo ha creato così incantevole, piuttosto che del fotografo.
E, tuttavia, non mi è stato possibile resistere alla tentazione di scattare in quei momenti ed in quegli angoli che, con gli anni, ho imparato a cercare e a conoscere.
Francamente io non so dire, pur dopo avere a lungo studiato l'argomento, se la Fotografia sia un'arte o meno; posso però assicurarvi che attraverso la fotografia, intesa come forma di espressione e comunicazione del nostro io, si può imparare a guardare ciò che ci circonda con un occhio più attento e critico, si possono scoprire aspetti della natura e dell'ambiente in cui viviamo di cui prima neppure ci eravamo accorti, si possono conoscere idee nuove, ci si può persino divertire.
E' nella consapevolezza di ciò ho accettato volentiere l'invito ad esporre queste fotografie del Garda.
Nella speranza di trasmettere ad altri questa mia conoscenza, queste mie emozioni.


Mare di muri

Affogo in un mare di muri.
Muri di cemento armato,
alti, curvi, torvi,
alveari innaturali.
Eppure accattivanti,
così colorati e ricchi
di cristalli luccicanti.
A volte li detesto,
altre li ammiro.
Ed è allora che li fotografo.


Murales

I muri non servono soltanto a tenere in piedi le case o a segnare un confine.
I muri sono anche la tela dei poveri.
I Murales possono essere fotografati con diversi scopi.
Si può volerne documentare l'esistenza a beneficio dei posteri o per compiere un'indagine sociologica.
Per me sono stati solo delle macchie di colore e dei segni, all'interno dei quali ho voluto cercare di scoprire delle altre macchie di colore e degli altri segni.
Un pretesto, per creare dai murales nuove realtà colorate, da fissare su pellicola, stampare ed attaccare nuovamente sui muri.


Paesaggi di periferia

Le periferie delle città sono tutte uguali; l'una vale l'altra.
Molti fotografi hanno lavorato in periferia, soprattutto per sottolinearne gli aspetti disumani, di inciviltà o di violenza.
Io ho solo seguito il mio istinto, che mi porta quasi sempre a guardare oltre l'apparenza, nella ricerca di un aspetto diverso della realtà.
Per sottolineare maggiormente questi sguardi sui paesaggi di periferia, ho scelto di colorare alcuni parti essenziali dell'immagine, in modo da dar loro maggior risalto, lasciando le altre in bianco e nero.


Paesaggi minimi

Paesaggi Minimi altro non sono che la testimonianza del mio peregrinare per campi, boschi e montagne, per lo più lontani dagli itinerari turistici e frequentati.
Essi non vantano pretese di sorta; certo non quelle che accampano le fotografie che hanno inteso rappresentare la maestosità o la forza imponente dei "grandi paesaggi" alla Ansel Adams.
Si tratta, invece, di scorci di natura per così dire "povera", senza attrattive particolari: arbusti o piante comuni, sotto gli occhi di chiunque abbia la voglia di passeggiare nelle campagne lombarde. Eppure, almeno per me, affascinanti, intrisi di malinconia struggente, di rimpianto per un mondo sempre più vilipeso dal cemento e dagli scarichi industriali.
Anche nelle vallette meno note e sui pendii più sconosciuti amo gli alberi di qualsiasi fatta, il legno, le foglie, la terra, il cielo che li sovrasta;
sono paesaggi di minima importanza, ma, per chi li sa osservare, carichi di emozione;
per questo li ho fotografati, per questo li espongo ai vostri occhi.