11 Luglio 2006 |
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Premessa
Questo mese presentiamo un articolo un po' diverso da quelli finora pubblicati: si tratta della recensione di un obiettivo davvero particolare, realizzato recentemente da Nikon. Di fatto è la "prima mondiale" per un'ottica macro stabilizzata per sistemi reflex, così abbiamo pensato di "strapazzarla" un po' per vedere come va.
Revisione del 1 Marzo 2007: le sezioni "stabilizzazione" e "vignettatura" sono state riviste ed ampliate.
Indice degli argomenti trattati
01 - Descrizione generale
02 - Comandi sul barilotto
03 - Luminosità variabile? Si, ma sfatiamo una falsa credenza
04 - Maneggevolezza
05 - Stabilizzazione
06 - Autofocus
07 - Nitidezza
08 - Vignettatura e Distorsione
09 - Aberrazioni cromatiche
10 - Resa cromatica
11 - Riflessioni interne (Flare)
12 - 105VR: ottica da ritratto?
13 - Considerazioni finali
Diamo subito uno sguardo all'imponente barilotto (83mm di diametro per 116mm di lunghezza, peso 720g) e al suo complesso schema ottico, composto da ben 14 lenti in 12 gruppi:
Fonte: www.dpreview.com
Fonte: www.nital.it
" AF-S VR Micro-Nikkor 105 f/2.8G IF-ED ", questo è l'interminabile nome del nuovo nato di casa Nikon. Vediamo un po' di cosa si tratta, analizzando il nome sigla per sigla:
- AF-S: è l'autofocus di ultima generazione di casa Nikon, dove "S" sta per "Silent", ovvero "silenzioso". In pratica l'ottica è dotata di un motore AF interno, pilotato elettricamente dalla fotocamera. L' AF-S è supportato da tutte le D-reflex Nikon e dalle reflex analogiche più moderne.
- VR: l'ottica è dotata di un gruppo di lenti libero di muoversi sugli assi XY, in modo da provocare un spostamento dell'immagine proiettata sul sensore/pellicola. Questo spostamento è pilotato elettricamente dalla fotocamera, che rileva le vibrazioni tramite un sensore incorporato e tenta di controbilanciarle con spostamenti uguali e contrari del cerchio di immagine. "VR" significa infatti "Vibration Reduction", che in casa Nikon è ormai giunto alla seconda generazione (VR II).
- Micro: è la storica serie di ottiche Nikon che supportano la messa a fuoco ravvicinata. Nel caso di questo 105mm viene raggiunto un rapporto di riproduzione pari a 1:1, ovvero il soggetto può essere registrato sul sensore in grandezza naturale.
- G: questa indicazione sta a significare che sul barilotto non è presente la classica ghiera dei diaframmi, che possono essere impostati esclusivamente dal corpo macchina. Se da una parte questo sistema elimina un meccanismo esterno (soggetto all'ingresso di polvere e umidità), dall'altra rende questa ottica praticamente inutilizzabile con tutte le reflex analogiche non-AF e con le reflex analogiche AF più datate. Insomma, per il popolo dei nikonisti questa sigla suona più come una limitazione che come un reale vantaggio pratico.
- IF: significa "Internal Focusing", ovvero la messa a fuoco avviene tramite un gruppo di lenti flottanti che non determina né una variazione delle dimensioni esterne dell'obiettivo né una rotazione della lente frontale. Una caratteristica di tutte le ottiche professionali Nikon.
- ED: significa "Extra-low dispersion", e sta ad indicare che nello schema ottico sono presenti lenti pregiate a bassissima dispersione. Nel caso del 105VR, una lente è di tipo ED.
Sul barilotto è presente anche una ulteriore sigla "N", che indica la presenza di una lente sottoposta al nuovissimo trattamento anti-riflessi "Nano Crystal", che dovrebbe garantire un minor livello di riflessioni interne e incrementare la nitidezza delle immagini.
Infine, come si deduce dall'assenza della sigla "DX", questo 105VR è un'ottica progettata per il "full-frame", ovvero il suo cerchio di copertura copre il formato 24x36mm della pellicola e -naturalmente- il formato ridotto DX delle attuali D-reflex Nikon. Ciò significa che qualora Nikon dovesse produrre in un prossimo futuro D-reflex dotate di sensori a pieno formato 24x36mm, questa ottica potrà essere tranquillamente utilizzata.
I comandi sul barilotto, oltre all'ampia ghiera di messa a fuoco manuale (26cm di circonferenza sono però troppi !), sono costituiti da tre selettori a due posizioni, tutti concentrati sul lato sinistro:
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- Fuoco M/A - M: portando il selettore in posizione "M/A" si attiva l'autofocus, ma resta possibile correggere manualmente la messa a fuoco in qualsiasi momento, una funzionalità davvero molto comoda. In posizione "M" si esclude invece l'autofocus.
- Fuoco Full / inf.-0,5m: questo selettore permette di limitare l'escursione della messa a fuoco in modo AF tra 0,5metri e infinito: in caso di situazioni di AF difficoltoso, l'escursione limitata rende molto più veloce il recupero della messa a fuoco dopo un "hunting" (fine corsa dovuto ad errore dell'AF). Infatti col settaggio 0,5m-inf. la corsa è di circa 1/6 di giro, mentre in modalità "Full" (0,3m-inf.) la corsa è molto maggiore, circa 2/3 di giro.
- VR on/off: con questo commando è possibile abilitare/disabilitare la funzionalità VR. La disattivazione del VR può essere utile per risparmiare energia (quando i tempi di scatto sono sufficientemente veloci), ma soprattutto quando si opera su cavalletto: in quest'ultimo caso Nikon consiglia di disattivare il VR, pena la possibilità di ottenere immagini non perfettamente nitide. |
Come tutte le ottiche, anche questo 105VR restituisce una luminosità che decresce all'aumentare del rapporto di ingrandimento.
La massima apertura è effettivamente f/2.8, ma la quantità di luce che colpisce il sensore è relativa a f/2.8 solo focheggiando all'infinito. In ripresa ravvicinata la luce che arriva al sensore diminuisce sempre più, fino a divenire 1/4 di quella attesa, in corrispondenza del rapporto di ingrandimento 1:1.
Di fatto il cerchio di copertura diviene sempre più ampio (a parità di apertura relativa), determinando un frazionamento dell'intensità luminosa che giunge al sensore: la formuletta che esprime il calo di luminosità (in stop) in funzione del rapporto di ingrandimento è la seguente:
Delta Stop = G * 2
In pratica, con rapporti di ingrandimento compresi tra G=1:inf. e G=1:10 il calo di luminosità è poco apprezzabile, risultando contenuto in appena 0,2 stop. Questo è il motivo per cui nelle ottiche non-macro il fenomeno non viene praticamente rilevato dall'utilizzatore.
Ad esempio, il Nikkor AFD 85mm/1.4 mette a fuoco fino ad 85cm di distanza, con un rapporto di ingrandimento G=1:11 per il quale la correzione di esposizione da introdurre è di appena 0,18 stop.
Il nostro 105mmVR si spinge invece fino alla vera e propria macrofotografia, cioè fino al rapporto G=1:1, dove la correzione necessaria diviene di ben 2 stop pieni.
Anche se la misurazione TTL della fotocamera compensa automaticamente questo fenomeno, le fotocamere Nikon aggiornano a livello di display l'indicazione del diaframma da f/2.8 (G=1:inf.) a f/5.6 (G=1:1), indicazione formalmente non corretta perché l'immagine mantiene le caratteristiche fisiche di uno scatto a f/2.8.
Erroneamente molti utilizzatori Nikon pensano che questa correzione sia dovuta ad una caratteristica intrinseca dell'ottica di tipo macro, ed evitano talvolta di utilizzarla perché la "luminosità non è costante". Come abbiamo visto, invece, il calo di luminosità dipende UNICAMENTE dal rapporto di ingrandimento G, qualsiasi sia l'ottica ed il formato di pellicola/sensore utilizzati.
Diciamo pure che la maneggevolezza non è la miglior qualità di questo obiettivo: il peso di 720g non è affatto trascurabile per un 105mm f/2.8, considerato che il (meraviglioso) Nikkor 105mm DC f/2 ha lo stesso peso pur disponendo di un'apertura di uno stop in più.
Anche le dimensioni sono importanti: in particolare il diametro di 83mm (per una circonferenza di ben 26 cm) può causare difficoltà di impugnatura durante la messa a fuoco manuale a chi possiede mani relativamente piccole.
Insomma, il grande carico di tecnologia presente nel nuovo Micro-105 lo ha un po' appesantito rispetto alle precedenti versioni AF e AFD.
Ciò è dovuto in buona misura all'implementazione del VR, non tanto perché il meccanismo è pesante e/o ingombrante, ma perché lo spostamento del cerchio di copertura deve garantire la tenuta qualitativa anche dei bordi del fotogramma, e per far questo i progettisti hanno dovuto realizzare un obiettivo con un cerchio di copertura di diametro maggiore rispetto ai 43mm necessari per il formato 24x36.
Il paraluce è del tipo sagomato, con comodo innesto a baionetta, anche se di materiale plastico abbastanza "povero" (niente a che vedere con lo spledido paraluce metallico dell' 85mm f/1.4). Nonostante l'accoppiata 105+Paraluce sia molto ingombrante, l'utilizzo del paraluce è raccomandato, data la maggiore esposizione della lente frontale rispetto ai modelli 105 Micro precedenti. Qui trovate alcune valutazioni circa la resa di questo paraluce.
La seconda generazione del VR Nikon ha raggiunto livelli di efficacia davvero notevoli. Nikon asserisce che il VR II compensa fino a tempi di scatto di 4 stop inferiori al "tempo limite".
Per capire meglio, facciamo un esempio pratico: il tempo di scatto limite per il nostro 105VR utilizzato su una D-reflex è di circa 1/150sec, ovvero l'inverso della lunghezza focale effettiva (per l'appunto 105 x 1,5 = 157mm sul formato DX). Dimezzando per quattro volte questo tempo si ottiene il tempo di scatto limite con VR attivato, ovvero circa 1/8sec.
Cosa decisamente non banale, dunque, scattare con un 150mm ad 1/8 secondo! Tenuto conto che l'apertura massima disponibile è f/2.8, questo significa poter scattare a mano libera con luce relativamente scarsa, appena 6 EV (sensibilità 100 iso) !
- Ripetibilità dei risultati.
Non sempre il VR garantisce i risultati dichiarati: la stabilità della mano incide ovviamente moltissimo, così come le condizioni ambientali (in particolare la presenza del vento). Ho eseguto un test per verificare quali sono le reali percentuali di successo al variare del tempo di scatto, che ovviamente valgono solo per il mio modo di fotografare: qualcuno troverà i miei risultati un po' ottimisti , altri saranno sicuramente in grado di fare meglio.
Questa è la scena utilizzata per il test:
Immagine utilizzata per il test del VR (rapporto ingrandimento G = 1:8)
Assumendo che il tempo ideale di scatto sul formato DX è di circa 1/150 (arrotondato a 1/125sec), gli scatti sono stati esguiti con tempi a partire da -1 stop (1/60sec) a -5 stop (1/4sec). Accanto a ciascun tempo di scatto si trova un ritaglio dell'immagine (per valutare la qualità di immagine ottenibile) e la percentuale di successo relativa alla miglior qualità ottenibile:
Delta Stop
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Tempo di scatto
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Ritaglio dell'immagine ottenuta
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% successo
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-1 Stop
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1/60 sec
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100%
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-2 Stop
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1/30 sec
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90%
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-3 Stop
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1/15 sec
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70%
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-4 Stop
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1/8 sec
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50%
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-5 Stop
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1/4 sec
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40% *
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Come si vede, fino a tempi di scatto di due stop più lenti del "tempo limite" (-2 Stop) si può affermare che il risultato è praticamente garantito (salvo la presenza di disturbi ambientali), mentre con tempi più lenti occorre fare molta attenzione in fase di scatto, ed è consigliabile il controllo della nitidezza sul display (la D200 eccelle in questo!).
Si ottengono risultati eccellenti fino a -4 Stop, aiutandosi con la raffica che permette di annullare l'oscillazione anomala dovuta alla pressione del pulsante di scatto, e persino a -5 Stop si ottengono scatti "utilizzabili", anche se con percentuale di successo non elevata.
E' importante sottolineare che il VR compensa ESCLUSIVAMENTE le vibrazioni provocate dal fotografo sul corpo macchina, ma NON i movimenti del soggetto.
Il VR si attiva automaticamente con la pressione a metà corsa del pulsante di scatto, ma la stabilizzazione più efficace si ottiene attendendo un paio di secondi. La tecnica di scatto è molto importante: è preferibile attendere il momento più propizio nel quale l'immagine appare più stabile all'interno del mirino. In condizioni limite è consigliabile disporre di un mirino ampio e luminoso (come quello della D200 e della serie D2).
- VR contro tutti!
Il controllo dell'azione del VR nel mirino è un grande vantaggio dei sistemi basati sulla stabilizzazione ottica (Nikon e Canon) nei confronti di altri sistemi che si basano sulla stabilizzazione del sensore (Minolta/Sony e Pentax/Samsung). Per contro questi ultimi vantano due innegabili vantaggi: viene stabilizzato anche il movimento rotatorio (vedi più avanti) e di fatto si "rendono stabilizzate" tutte le ottiche del corredo.
Tuttavia le fotocamere con sensore stabilizzato sono limitate all'utilizzo di sensori ridotti tipo DX, perché con sensori full-frame (24x36mm) la copertura delle classiche ottiche formato 35mm provocherebbe un pesante degrado qualitativo ai bordi. Viceversa, le fotocamere Canon con sensore 24x36mm (1Ds e 5D) possono utilizzare tranquillamente le ottiche stabilizzate realizzate per il full-frame.
- VR e macrofotografia.
Questo 105mm è la prima ottica per sistemi reflex al mondo equipaggiato con un sistema di stabilizzazione ottica. Abbiamo appena apprezzato l'ottima efficacia del sistema VR, utilizzandolo su soggetti a media e lunga distanza: ma cosa accade quando si entra nell'ambito della macrofotografia?
Ebbene, qualcosa cambia, ma non in meglio.
Il sistema VR è in grado di compensare le vibrazioni muovendo un gruppo di lenti sugli assi X e Y, ovvero su un piano parallelo al piano del sensore. In pratica vengono prese in considerazione solo le oscillazioni destra/sinistra (X) e alto/basso (Y) introdotte dalla mano del fotografo, mentre il movimento roratorio "R" ed il movimento avanti/dietro "Z" non possono essere controbilanciati.
Il movimento "R" è controllabile dall'utente limitando la pressione sul pulsante di scatto, che di fatto è l'unica azione del fotografo che può indurre una rotazione. Un altro possibile rimedio è lo scatto ritardato (funzione disponibile sulla Nikon D200) oppure lo scatto a raffica, in quanto solamente il primo scatto della serie può essere danneggiato dal movimento di rotazione.
Nota: solo le fotocamere con sensore stabilizzato possono contenere le oscillazioni "R".
Molto meno controllabile è invece il movimento "Z", perchè la nostra postura introduce una certa oscillazione anche sull'asse avanti/dietro rispetto al soggetto. Questa oscillazione, generalmente di frequenza più bassa rispetto alle altre, determina uno spostamento del punto a fuoco pari all'ampiezza dell'oscillazione: il VR però non agisce sulla messa a fuoco, e dunque non può controbilanciarla in alcun modo.
I tre assi di vibrazione. In verde sono riportati quelli su cui agisce la stabilizzazione.
Poniamo ad esempio il caso di un soggetto a 3 metri dalla nostra fotocamera (dotata di sensore DX) con ottica 105mm e diaframma impostato a f/2.8.
Uno spostamento indesiderato di 5mm in avanti comporterà un avanzamento della zona nitida di un ugual misura. Cosa comporta questo, a livello della qualità dell'immagine? Praticamente niente, dato che la profondità di campo nitido in queste condizioni di scatto è di 11cm, tale per cui i 5mm di spostamento comportano una perdita di nitidezza assolutamente trascurabile.
Poniamoci invece nelle stesse condizioni, ma con soggetto posizionato a 70cm, ovvero un rapporto di ingandimento G= 1:5. In questo caso gli stessi 5mm di oscillazione provocheranno una decisa perdita del fuoco, dato che la pdc disponibile è di appena 5 mm.
Ovviamente chiudendo il diaframma a f/11 (cosa peraltro consigliabile in macrofotografia) la pdc aumenta (21mm)e lo spostamento del fuoco provoca meno danni, tuttavia anche così facendo non si ottiene una immagine perfettamente nitida.
Questo inconveniente, che si verifica con rapporti di ingrandimento da circa 1:5 in poi, non è certo una prerogativa di questo modello di obiettivo, né tantomeno un problema legato alla presenza del VR: è semplicemente "il problema" delle riprese macro a mano libera di soggetti a distanza molto ravvicinata.
Insomma, in macrofotografia è meglio avere il VR che non averlo, ma non è sempre sufficiente per ottenere "immagini perfette". In questo ambito di ripresa, l'unico rimedio garantito consiste - come sempre- nell'uso di un buon treppiede.
Per quanto sul web si trovino indicazioni contrastanti, il 105VR da me provato ha una precisione di messa a fuoco ottima, a differenza di quanto accadeva con la precedente versione AF.
Si verificano alcuni casi di leggero backfocus, ma sempre in condizioni di illuminazione molto bassa (al di sotto dei 3-4 EV, 100ISO): è quindi difficile stabilire se si tratta di un limite dell'ottica o del sistema di rilevamento AF della fotocamera (D200).
Qui di seguito è riportato un esempio di messa a fuoco selettiva:
Fotocamera: D200 - Dati di scatto: 1/60 f/2.8 iso100, VR attivo, AF su zona centrale.
L'AF-S del 105VR si è dimostrato silenzioso e più veloce del precedente modello AF, anche se si rivela meno prestante rispetto all'AF-S di obiettivi con target diverso, come l'ottimo Nikkor 17-55/2.8 DX.
Nota: queste impressioni sono riferite all'utilizzo dell'area centrale di AF, che è la più affidabile delle 11 presenti perchè è del tipo "a croce".
Nota: Nikon informa che il 105VR non è compatibile a livello di Autofocus con i tele-converters AFS. Questi tele-converters possono essere utilizzati solo in modalità fuoco manuale.
Le rilevazioni di nitidezza sono state eseguite su scatti eseguiti con una Nikon D200. Questa fotocamera dispone di un sensore da 10Mp (3.872 x 2.592 pixel), una capacità di risoluzione apprezzabile solo con le migliori ottiche. Il sensore ha un formato DX e questo non ci ha permesso di valutare la qualità dei bordi sul formato pieno 24x36mm.
Ho eseguito una serie di scatti da f/2.8 a f/32 per valutare la nitidezza al centro e ai bordi. Il soggetto scelto è perfettamente piano, in modo da non avere problemi di profondità di campo alle maggiori aperture.
Ho utilizzato dei target standard stampati in proprio, dunque con un livello di risoluzione non adatto allo scopo. Per questo motivo ho deciso di fotografarli da distanza maggiore, utilizzando più target per il centro e per i bordi del fotogramma:
In questo modo ho potuto eseguire le misurazioni su aree a minor risoluzione del target, laddove la qualità di stampa è sufficiente allo scopo. Il rapporto di ingrandimento al quale è stato eseguito il test è G= 1:30
Per ovvi motivi pratici non è stato eseguito un test di risoluzione rapporti di ingrandimento spinti, anche se la progettazione "Macro" di questa lente lascia supporre un comportamento molto omogeneo ai vari rapporti di ingrandimento.
Le aree di riferimento sono quelle indicate dai cerchietti di colore azzurro: la massima densità di linee verticali/orizzontali si trova vicino al quadretto centrale, dove si trovano 9 linee in soli 18pixel di immagine registrata (max. risoluzione orizzontale ammessa , pari a 1936 linee).
Condizioni della prova: la fotocamera fissata su treppiede, VR disabilitato e presollevamento dello specchio attivato, modalità di registrazione RAW. La messa a fuoco è stata eseguita sul primo scatto (f/2.8) e bloccata per quelli successivi. E' stata ricercata la massima nitidezza possibile, valutando la resa in tempo reale, con fotocamera comandata in remoto da PC (tuttavia il miglior settaggio si è rivelato quello scelto dall' AF)
L'illuminazione è stata effettuata con luce diffusa emessa da due flash posti a 45° rispetto alla scena inquadrata: la stabilità della fotocamera unita ai tempi di scatto veloci (al massimo 1/1.000sec) hanno garantito la massima nitidezza degli scatti.
In fase di post-produzione è stata applicata una maschera di contrasto USM 50,1,0 per livellare i risultati alle reali condizioni di utilizzo.
Diaframma
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Resa al Centro
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Resa al Bordo
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f / 2.8
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f / 4
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f / 5.6
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f / 8
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f / 11
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f / 16
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f / 22
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f / 32
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Nel seguente grafico ho riassunto le impressioni qualitative, assegnando un voto da 0 a 10:
La qualità migliore si ha per diaframmature da f/5.6 e a f/11, dopodiché la nitidezza cala visibilmente per effetto crescente della diffrazione ottica. L'apertura f/32 mostra una resa davvero scarsa, dunque l'utilizzo è nettamente sconsigliabile.
Davvero ottimi i livelli di nitidezza a f/2.8 e f/4, con una qualità dei bordi appena inferiore al centro.
Unico neo, appare qualche accenno di colorazione nei test, che può essere imputato a vari fattori. La distribuzione del fenomeno è abbastanza anomala, e non mi sembra da addebitare ad aberrazioni cromatiche e/o all'effetto Moirè del sensore. Non posso escludere che gli artefatti cromatici siano in parte dovuti all'algoritmo di demosaicizzazione (Camera Raw 3.3) .
Al fine di valutare la distorsione del 105VR, ho eseguito uno scatto riprendendo un target autocostruito perfettamente piano e uniforme, con riferimenti ortogonali disposti soprattutto nella zona periferica del fotogramma. Il diaframma è stato impostato alla massima apertura, f/2.8
La distorsione appare completamente sotto controllo, con valore massimo rilevato intorno all' 1%. Rispetto a tante ottiche di comune utilizzo, in particolare di tipo zoom, sembra di sognare!
Per testare invece la vignettatura (oscuramento ai bordi del fotogramma), ho eseguito tre scatti (f/2.8, f/4 e f/5.6) ad una parete perfettamente piana, illuminata da una sorgente a luce diffusa. Gli scatti sono stati ripetuti con messa a fuoco all'infinito ed alla messa a fuoco minima (G=1:1).
Per valutare meglio l'impatto della vignettatura, ho inserito un margine a ciascuna immagine che rappresenta il tono presente al centro del fotogramma:
Apertura
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G= 1:Infinito
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G= 1:1
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f / 2.8
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f / 4
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f / 5.6
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Con messa a fuoco su Infinito la vignettatura a f/2.8 è abbastanza pronunciata (circa 0,75 Stop), soprattutto tenuto conto del sensore a formato ridotto. E' immaginabile che su un sensore full-frame la vignettatura si attesti intorno allo Stop pieno. Tuttavia è sufficiente diaframmare a f/4 per risolvere quasi completamente il problema (0,2 stop) , e da f/5.6 la vignettatura è totalmente assente.
Come prevedibile, con messa a fuoco sulla distanza minima (Macro 1:1) la vignettatura a f/2.8 è molto più contenuta, appena 0,3 Stop. A f/4 è già praticamente inavvertibile (0,1 Stop).
ATTENZIONE: tutti i dati relativi alla vignettatura si riferiscono agli spigoli estremi del fotogramma, mentre molti test pubblicati su Internet e su riviste specializzate misurano la vignettatura sull'asse longitudinale mediano, dunque in posizione molto più favorevole. La vignettatura a f/2.8 con m.a.f. su infinito così misurata è infatti più contenuta, pari a 0,55 Stop.
Un rimedio molto valido consiste nell'utilizzo del tool di rimozione della vignettatura in Adobe Camera Raw, all'interno del pannello "Lens".
Per gli scatti a f/2.8 provare con Amount=35 e Midpoint=0 per m.a.f. su infinito, mentre con m.a.f. minima (Macro 1:1) è sufficiente Amount=15 Midpoint=0. Da f/4 in poi non è necesaria alcuna correzione, con qualsiasi m.a.f. impostata.
Le aberrazioni cromatiche (in termini generali, l'incapacità di riprodurre a fuoco e nello stesso punto le varie lunghezza d'onda dello spettro visibile) risultano molto più contenute che nella precedente versione AF, anche se il sensore della D200 riesce a evidenziare ancora qualche problemino di aberrazione cromatica laterale (color fringing) alle aperture maggiori (f/2.8 e f/4).
La questione delle aberrazioni cromatiche è abbastanza complessa: in rete si trovano molti link sull'argomento tra i quali questo è uno dei migliori (purtroppo in lingua inglese).
Limitiamoci adesso a valutare il "color fringing" (aberrazione cromatica laterale), che si manifesta sotto forma di sottili bordature colorate (solitamente magenta e verde) in corrispondenza dei margini degli oggetti fotografati. Nel 105VR si nota un leggero fringing magenta/verde ai bordi del fotogramma, in particolare da f/5.6 in avanti:
A sinistra: "Color fringing" - 105mm VR su D200, f/5.6, bordo estremo del fotogramma. (Ingrandimento = 500%)
A destra: RAW corretto con Adobe Camera Raw
Come si vede il problema esiste, ma in condizioni normali è nell'ordine di uno-due pixel, dunque abbastanza irrilevante. Questo tipo di aberrazione non è controllabile per mezzo di una ulteriore chiusura del diaframma., ma si può correggere in Camera Raw all'interno del pannello "Lens" (valori consigliati Red/Cyan=5, Blue/Yellow= -5).
C'è anche traccia di color fringing magenta/verde dovuto all'aberrazione cromatica assiale, che si manifesta sotto forma di bordatura verde sugli oggetti posti dietro al punto di messa a fuoco e una bordatura complementare di colore magenta sugli oggetti posti davanti al punto di messa a fuoco.
Scena utilizzata per il test: un cartoncino posto obliquo davanti alla fotocamera, con sfondo molto illuminato.
Particolari ingranditi al 200% della zona a sinistra (davanti al fuoco), di quella centrale (a fuoco) e di quella a destra (dietro al fuoco)
Questo comportamento è dovuto al disegno ottico IF adottato e tende a dimunire con la diaframmatura. Risulta invece poco efficiente lo strumento correttivo presente in camera Raw. Niente di preoccupante, tuttavia, tenuto presente che si tratta di particolari ingranditi al 200%.
Nell'era digitale la resa cromatica è divenuta molto meno determinante che in passato, dato che si lavora con profili colore i quali, per lavori ove è richiesta la massima fedeltà, possono essere creati ad hoc per una data terna fotocamera/ottica/illuminante.
Le differenze di restituizione del colore tra ottiche diverse si correggono normalmente con il solo intervento sul bilanciamento del bianco, che comunque comporta una lavorazione in più nella fase di post-produzione: la condizione migliore rimane dunque quella di possedere ottiche la cui resa è più simile possibile.
A tal fine ho voluto verificare le eventuali differenze di resa cromatica tra il 105VR e un'ottica dallo schema ottico estremamente semplice (Tessar), l'ottimo Nikkor AI-P 45mm f/2.8. Il soggetto è la classica test chart Gretag da 24 tacche, ripreso in identiche condizioni di illuminazione. Il bilanciamento del bianco è stato effettuato sullo scatto eseguito col 45mm, utilizzando le tacche grige della chart, successivamente i parametri di conversione RAW sono stati duplicati sullo scatto eseguito col 105VR.
Questi i risultati:
Restituzione del colore: a sinistra il Nikkor 105VR e a destra il Nikkor 45mm/2.8
Le differenze minime, direi sicuramente trascurabili, pertanto si possono utilizzare profili e bilanciamenti del bianco identici per entrambe le ottiche.
Quando una forte sorgente di luce colpisce direttamente la lente frontale di un obiettivo, si corre il rischio di innescare una serie di riflessioni interne che determinano immagini velate, con contrasto generale ridotto. I trattamenti anti-riflesso combattono questo fenomeno, ma spesso la complessità degli schemi ottici rende molto difficile raggiungere una correzione perfetta.
Il Nikkor 105VR contiene ben 14 lenti raccolte in 12 gruppi, dunque sono davvero tante le superfici vetro/aria che devono contenere la diffusione indesiderata della luce.
Ho eseguito un test nel quale il soggetto principale è illuminato da un flash SB-600 montato sulla slitta della D200, mentre la luce di disturbo è generata da un flash SB800 pilotato in modalità wireless -posto a lato del soggetto, nei pressi del margine sx dell''inquadratura- che emette in direzione della fotocamera.
L'immagine ottenuta, in assenza del del lampo di disturbo, è la seguente:
Nella tabella seguente ho riportato due serie di scatti, una eseguita a tutta apertura (f/2.8) e l'altra ad f/11, nelle quali sono evidenziati i risultati ottenuti adottando vari livelli di protezione della lente frontale:
f /
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Potenza illumin.
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Potenza disturbo
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Senza paraluce
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Con paraluce
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Con paraluce modificato
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f / 2.8
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1/128
|
1/8
|
|||
f / 11
|
1/8
|
Piena
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Da questo test si ricavano alcune importanti indicazioni.
Innanzitutto si evidenzia come il 105VR soffre di flare solamente quando il diframma è molto aperto, mentre ad f/11 il lampo flash a piena potenza diretto contro la lente frontale ha determinato uno scadimento estremamente contenuto della qualità d'immagine.
La seconda indicazione è che il paraluce fornito con l'ottica non è sufficente per le riprese con fotocamere digitali dotate di sensore DX: questo è grave, dato che al momento Nikon produce solamente fotocamere con sensore DX .
Nelle due immagini a destra è mostrato l'effetto positivo di un paraluce adeguato, che ho simulato prolungando quello originale con un tubo di cartoncino bristol nero. L'immagine a f/2.8 col paraluce modificato diventa utilizzabile, visto il calo di contrasto molto contenuto.
Questo 105VR è quello che classicamente viene definito un "rasoio", ovvero presenta livelli di nitidezza molto elevati. Questa è una caratteristica che spesso non è ben accettata per il ritratto, in quanto evidenza al massimo i difetti della pelle.
Per ridurre il livello di dettaglio è tuttavia possibile utilizzare i classici filtri "flou" in fase di scatto, oppure, ancor meglio, è possibile agire in fase di post-produzione con un software di fotoritocco come Photoshop. Insomma, la nitidezza è un problema solo quando non c'è!
Un'altra caratteristica importante per un'ottica da ritratto, difficile e dispendiosa da ottenere artificialmente in Photoshop, è il cosiddetto "Bokeh", ovvero la "qualità dello sfuocato".
Un sfocato gradevole è quello che tende ad amalgamare le transizioni (rendendole per così dire "cremose") e non evidenzia dettagli inesistenti. Inoltre le sorgenti di luce e le riflessioni vengono restituite in maniera molto piacevole, sfumate e rotondeggianti, senza gli antiestetici "pentagoni".
Alla qualità del Bokeh concorrono due fattori: la gestione dell'aberrazione sferica effettuata nel progetto ottico e la geometria del diaframma. Sul 105VR Nikon ha montato un ottimo diaframma a 9 lamelle incurvate, che tende a riprodurre gli spot fuori fuoco come cerchi perfetti. La casa giapponese sembra dunque aver posto molta attenzione alla resa dello sfuocato, ed ecco i risultati:
Scena utilizzata per il test: l'oggetto di cristallo sfuocato sullo sfondo è stato illuminato con luce diretta per creare punti di riflessione.
105mm/2.8 VR @ f / 5.6
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85mm /1.4 @ f/5.6
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28-70/3.5-4.5 @ 70mm f/5.6
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Come termine di paragone sono state utilizzate due ottiche molto diverse tra loro: l' AFD 85mm f/1.4, un vero riferimento per la qualità del Bokeh, e uno zoom tuttofare Nikon 28-70 di categoria non professionale. A quest'ultimo è stato dato il vantaggio di lavorare ad un'apertura molto prossima a quella massima (f/4.5), percui la forma degli spot è risultata sufficientemente rotondeggiante.
Ho scelto un soggetto brillante perchè le caratteristiche degli spot di luce sfocati sono un ottimo indicatore del Bokeh: il 105VR e l'85 hanno restituito spot perfettamente rotondeggianti e molto uniformi tra centro e bordo, senza il tipico effetto "anello" (bordo più luminoso dell'interno) che si vede chiaramente nello scatto con il 28-70. Inoltre all'interno degli spot del 28-70 si vede una duplicazione dello spot stesso, di dimensione ridotta.
La forma e l'uniformità di questi spot contribuiscono in maniera decisiva alla piacevolezza dello sfocato. Una restituzione come quella del 28-70 tende a restituire uno sfocato più "secco", proprio perchè l'insieme di tanti spot ad "anello" (di dimensione variabile) genera una trama di "dettaglio inesistente" poco gradevole alla vista.
Da questo test il 105VR esce appena al di sotto dello splendido 85/1.4, un risultato che lo rende molto appetibile anche per utilizzi tipo il ritratto.
Pregi:
- Nitidezza di prim'ordine
- Distorsione ottimamente corretta
- Stabilizzazione VR II molto efficace
- Autofocus generalmente molto preciso e sufficientemente rapido
- Buona resistenza alle riflessioni interne (da f/5.6 in poi)
- Diaframma a 9 lamelle incurvate per una ottima resa dello sfocato
- Realizzazione elegante e robusta
Difetti:
- Peso ed ingombro notevoli per un 105mm f/2.8
- Aberrazioni cromatiche non completamente corrette, anche se decisamente migliore dei modelli AF precedenti
- Vignettatura non trascurabile a tutta apertura (f/2.8) con messa a fuoco su Infinito
- Ghiera messa a fuoco di diametro molto ampio, può dare problemi nell'utilizzo
- Paraluce fornito di serie non sufficiente per l'uso con fotocamere digitali DX.
Considerazione sul VR:
- la stabilizzazione VR non può garantire scatti perfettamente nitidi con rapporti di ingrandimento da circa 1:5 ad 1:1 (grandezza naturale).